È uno degli emblemi dei Monti Sibillini e uno dei capisaldi della conservazione in questa area grazie al quale, più di venti anni fa, fu istituito il Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Eccezionale endemismo, popola esclusivamente le limpide acque di un luogo magnifico qual è il Lago di Pilato, poco meno di 2.000m di quota, unico bacino naturale delle Marche e relitto appenninico delle ultime glaciazioni.Il suo nome sembra evocare figure mitologiche misteriose e ad acuire l’alone di magia che lo avvolge, una morfologia del tutto particolare e il fatto di riuscire a vivere in condizioni ambientali estremamente difficili.
La carta d’identità del Chirocefalo del Marchesoni (Chirocephalus marchesonii), questo il nome del protagonista della foto, recita crostaceo branchiopode anostraco. Sulla parola crostaceo si potrebbe dire molto ma mi limito a descrivere la creatura come un parente dei granchi e delle aragoste (solo per citarne due); branchiopode, stando all’etimologia, sta a significare che “respira coi piedi”; più esattamente, i chirocefali hanno appendici del torace, la parte mediana di un crostaceo, che presentano strutture fogliformi con funzione branchiale, dunque deputate alla respirazione; anostraco è il termine che indica l’assenza del carapace, ossia dello scheletro esterno tipico dei crostacei.
Altra particolarità dei chirocefali è che nuotano sul dorso, si, proprio a pancia in su, sfruttando il movimento delle appendici branchiali che utilizzano anche per convogliare il cibo verso la bocca. Mi piace pensare che il Chirocefalo del Marchesoni si sposti in acqua in questo curioso modo per godersi, rilassato, lo spettacolare paesaggio dell’anfiteatro naturale che abbraccia il Lago di Pilato, un po’ come noi bipedi quando in mare proviamo a “fare il morto” mentre nostri occhi fissano il cielo.
La bellezza del Lago di Pilato tradisce però la sua reale natura di luogo dalle condizioni ambientali estreme, per lunghi mesi all’anno ghiacciato e sepolto da metri di neve nonchè a rischio prosciugamento in stagioni estive particolarmente siccitose; il chirocefalo riesce a superare questi forti stress occasionali grazie agli embrioni che rimangono quiescenti sul fondo del lago tra le grigiastre pietre di calcare in attesa di condizioni favorevoli alla sviluppo del ciclo vitale.
PS: la foto è realizzata con fotocamera fuori dall’acqua in quanto le acque del Lago di Pilato non si possono assolutamente toccare né tantomeno usare per un pediluvio estivo come, purtroppo, vedo fare qualche volta dagli escursionisti.
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